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mamme accolte
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bambini aiutati
volontari coinvolti
Siamo anzitutto una Casa in cui si accoglie per aiutare a ripartire nella vita. Dietro i numeri ci sono storie, volti, dolori che, nell’affetto, diventano relazioni. «Abbiamo un segreto, il segreto della Casa don Puglisi: siamo una famiglia» abbiamo sentito dire ai nostri bambini.
E, se nella Casa si vive come in una qualsiasi famiglia (pasti, scuola, lavoro, pulizie, festa…), nella città vogliamo essere un segno: una realtà concreta che rimanda alla possibilità di un “mondo altro” rispetto a quello contrassegnato da logiche di individualismo, indifferenza, prepotenza, pietismo. Un segno che orienta all’educare come leva capace di cambiare il mondo, alla giustizia sociale e alla legalità, a un cristianesimo vissuto nell’essenziale della fede. «Forse non possiamo cambiare il mondo, ma possiamo porre segni che orientano» – amava dire don Puglisi.
l’appello di Dio ci visita nell’altro, si attiva una solidarietà corale e prende vita l’idea della Casa
la Casa è nei locali del Seminario in Via Carlo Papa e prende il nome di don Pino Puglisi
nasce la Cooperativa don Puglisi e si avviano i laboratori dolciari
nasce il cantiere educativo Crisci ranni e si comincia a progettare percorsi per le scuole
apre La Bottega di Casa don Puglisi (dolceria, focacceria, bar, gelateria, pasticceria e libreria) e la casa per ferie Villa Polara
Agli inizi (26 ottobre 1990) c’è stato l’appello di Dio che ci visita nell’altro, l’altro che ha bisogno di noi. La risposta è stata avvertita come “necessaria” ed è stata data come Chiesa di Noto e parrocchie di Modica, attivando una solidarietà corale e ripensando continuamente l’esperienza, dato che non era possibile contare su un modello precostituito.
Dal 1997 la Casa è nei locali del Seminario in Via Carlo Papa: da allora ha preso il nome di don Pino Puglisi, ritrovando in lui la misura di un amore che “va fino in fondo”. Ci siamo misurati e ci misuriamo con la complessità delle situazioni accolte nella Casa. Si è per questo strutturata un’équipe socio-educativa e attivato un lavoro di rete, soprattutto con i servizi socio-sanitari e il Tribunale per i minori ma anche con le scuole e le parrocchie.
Nel 2005 è nata la Cooperativa don Puglisi e si sono avviati i laboratori dolciari (biscotti e cioccolato) perché il cammino si articolasse anche, nell’uscita dalla Casa, attraverso la dignità e la sostenibilità generate dal lavoro.
Nel 2010 un altro appello, da una periferia del centro storico, è diventato risposta attraverso l’avvio del cantiere educativo Crisci ranni, collocato nel parco urbano Padre Basile, supportato – come all’inizio e per più anni la Casa – dall’8×1000 della Chiesa cattolica. Nel tempo si sono sviluppati cammini sempre più attenti al “fine” e alla fine del percorso (l’uscita dalla Casa per farsi una propria Casa), aiutati da una supervisione psicologica e pedagogica per crescere nel lavoro di squadra, nella “postura educativa” e nella costruzione dei Pei (percorsi educativi individuali).
Nel 2019 si sono aperte due “porte” della Casa nella città: La Bottega di Casa don Puglisi in corso Umberto I 160 a Modica, (con dolceria, focacceria, bar, gelateria, pasticceria e libreria) e, in contrada Aguglie, la casa per ferie Villa Polara. Anche la Cooperativa, infatti, nel tempo ha sviluppato nuova attenzione alle vie dell’economia civile e del commercio equo e solidale, che rendono centrali la giustizia sociale, i beni relazionali, la cura della Casa comune e diventano un contributo per costruire nel territorio un distretto di economia civile.
Casa, cantiere educativo Crisci ranni, laboratori-bottega, Villa Polara disegnano un’azione di sistema: accoglienza, cura della comunità, economia civile.
Dal 2024 sono presenti nella Casa due suore della Congregazione della Presentazione di Maria al Tempio della diocesi gemella di Butembo-Beni. Ci assicurano una testimonianza di preghiera e di servizio e ci donano, insieme ai nostri missionari, il respiro del mondo.
Ogni giorno, nel rapporto con la città, ci sono la sollecitazione e una disponibilità a contribuire a un welfare generativo con logiche di co-programmazione e co-progettazione. E sempre si coltiva una particolare attenzione alle buone pratiche educative e alla formazione degli insegnanti e delle nuove generazioni.
Il messaggio diventa: che anche la Città abbia la cifra della Casa! Per questo si stanno promuovendo forme di affiancamento familiare e passi/sollecitazioni per una città “a misura di sguardo”.
La Casa è, non casualmente, intitolata a don Pino Puglisi, il prete ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993. La sua morte violenta è stata il risultato della sfida lanciata nel quartiere Brancaccio di Palermo: lì, don Pino voleva sottrarre bambini e giovani al potere mafioso, facendoli crescere a “testa alta”.
Il coraggio di don Pino lo coltiviamo ogni giorno, scendendo, come lui, negli inferi della vita, nelle zone oscure dell’esistenza dove la mancanza di affetto e di relazioni significative genera ferite profonde. E anche nelle zone grigie, come quelle degli adolescenti con le loro crisi o di chi proviene da mondi e culture diverse.
Da don Puglisi apprendiamo come “unire fermezza e tenerezza”, è lui che ci suggerisce la sorgente della fedeltà e della perseveranza: un cristianesimo centrato sulle cose essenziali della fede, sintetizzate nel suo soprannome, “don 3P”, iniziali di Parola, Pane, Poveri.
“Sì, ma verso dove? Dare la vita per i propri amici”: vogliamo fare nostro il motto di don Pino. Vita come vocazione, come affidamento al Padre e dono ai fratelli: questa la direzione.
“Padre nostro” non era solo il nome del Centro fondato per bambini e giovani a Brancaccio, ma è ancora oggi (a Palermo nella sua parrocchia, come a Modica nei segni sorti nel suo nome) l’alternativa radicale ad una vita appoggiata sui “padrini”, e quindi violenta, possessiva, ridanciana.
Ricordiamo pure la sua scelta della povertà, tra i piccoli, tra gli ultimi, tra quelli che non contano, sulle orme di Gesù povero e amico dei poveri. Confidando solo in Dio: da qui anche la convinta e radicale libertà da ogni compromesso con i poteri dominanti e, con le istituzioni, dialoghi improntati a franchezza per una leale e chiara collaborazione. E infine, vogliamo sempre tenere viva la sua scelta della nonviolenza, della forza della mitezza evangelica, sigillata nel suo morire perdonando il suo uccisore, che lo ricorda ancora per il suo sorriso.
A Casa Don Puglisi ci stanno a cuore quanti ci sono affidati, il bene comune e la famiglia umana. Coltiviamo le radici che generano sensibilità: il Vangelo e la Costituzione. Pensiamo ai poveri non come persone da assistere, ma come relazioni in cui si manifesta l’agire di Dio. Con Giorgio La Pira, figlio di questa terra, crediamo che le città “abbiano un’anima” e con i ragazzi di Barbiana diciamo che “uscire da soli da un problema è egoismo, uscirne insieme è politica”. Partecipiamo all’economia civile e vogliamo custodire la Costituzione. Sentiamo il mondo come Casa comune e pensiamo che il Val di Noto ci chiami alla bellezza e il Mediterraneo alla pace.
“I care”: nella Casa don Puglisi facciamo nostro il motto della scuola di Barbiana. Ci stanno a cuore quanti ci sono affidati, il bene comune e la famiglia umana. E coltiviamo le radici che generano sensibilità: il Vangelo e la Costituzione.
Custodiamo, nel rispetto della sensibilità e del vissuto di ciascuno, gli “inizi” di una risposta data nel nome del Vangelo con una “misura pigiata e traboccante” di misericordia (com’è scritto sulla Porta santa della Casa). Pensiamo ai poveri non come a persone da assistere, ma come relazioni in cui si manifesta l’agire di Dio.
Con Giorgio La Pira, figlio di questa terra, crediamo che le città “abbiano un’anima” e con i ragazzi di Barbiana diciamo che “uscire da soli da un problema è egoismo, uscirne insieme è politica”. Per questo partecipiamo all’economia civile come “impegno che ci trasforma” e che ci chiama alla partecipazione e alla responsabilità.
Vogliamo custodire la nostra Costituzione: siamo “repubblica” che riconosce diritti e richiede doveri inderogabili di solidarietà sociale, politica ed economica.
Sentiamo il mondo come Casa comune e pensiamo che il Val di Noto ci chiami a tessuti di bellezza e il Mar Mediterraneo alla “convivialità delle differenze” e alla pace.
Con il giovane migrante morto all’ospedale di Modica per le torture in Libia, Tesfom Tesfalidet, siamo convinti che “la storia è archivio di ingiustizie ma con Dio noi vinceremo!” e che, nel cammino, se siamo fratelli, dobbiamo chiederci l’un l’altro “notizie”, per avviare condivisioni e percorsi.