Un nuovo modello di Economia illustrato da Beatrice Cerrino

Un nuovo modello di Economia illustrato da Beatrice Cerrino

Un nuovo modello di Economia illustrato da Beatrice Cerrino 1039 779 Casa Don Puglisi

Economia ed ecologia, due temi indispensabili per proteggere la nostra ‘casa’, il nostro pianeta. È stata, Beatrice Cerrino della Scuola di Economia Civile a tenere il terzo incontro del corso di formazione ‘Preparare un tempo nuovo’ promosso dalla Fondazione di comunità Val di Noto, insieme all’Istituto di istruzione superiore “Galilei-Campailla” di Modica, per insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado e per quanti operano nei campi educativo, civico, sociale e dell’economia civile.

A introdurre l’incontro, che per via delle nuove norme per contenere il Covid-19 si è tenuto on line, è stato il vicepresidente della Fondazione di comunità ‘Val di Noto’, Maurilio Assenza. “Siamo partiti, nel primo incontro, dal femminile come aiuto per aderire alla vita. Poi abbiamo incontrato Rosaria Cascio, allieva di don Puglisi che, ogni giorno, risveglia nei giovani la vocazione profonda alla vita e fa di tutti gli insegnanti e i genitori educatori capaci di crescere ragazzi ‘a testa alta’. Adesso Beatrice Cerrino della Scuola di Economia Civile, che ci illustrerà un approccio basato su un’economia che non è focalizzata sugli affari, ma sulla felicità, per essere al servizio del bene della comunità”.

“L’approccio della Scuola mi ha dato una visione diversa – esordisce fin da subito Cerrino – come se si fosse aperta una visione antropologica in cui anche l’economia affonda le radici nelle relazioni, nella pubblica felicità. Oggi vogliamo concentrarci su economia ed ecologia. Tematiche importanti dopo che  Papa Francesco, nel maggio scorso, ha invitato i giovani a fare un patto con lui ad Assisi per una nuova economia. Economia ed ecologia hanno la stessa radice, che ci riporta alla parola “casa”, un luogo dunque che vogliamo proteggere, preservare. Quando parliamo di ecologia ci riferiamo a qualcosa di importante e coinvolgente. Il 2015, nello specifico, è stato l’anno in cui abbiamo inteso meglio come approcciarci a questa tematica, una tappa fondamentale per un’importante presa di coscienza a livello ambientale. Ci sono almeno tre momenti fondamentali: la conferenza sul clima che ha chiesto impegni precisi ai Paesi, la pubblicazione dell’Enciclica di Papa Francesco “Laudato sì” e infine, la proposta delle Nazioni Unite dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile”.

“Tutto questo – continua – ci porta ai beni comuni, di cui si parla poco, anche nelle scuole, ma su cui dovremmo focalizzare l’attenzione. I beni comuni sono beni che hanno caratteristiche diverse rispetto a quelli privati e pubblici. I beni comuni sono non escludibili nel consumo, cioè possono essere consumati  nello stesso momento da più persone; e sono rivali, cioè scarsi, perché il consumo che fa l’altro di questo bene, riduce il mio. È un’idea di economia diversa che affonda già le sue radici ai tempi di San Francesco, riconducibile al momento della sua spogliazione. Così nasce la visione di usufruire dei beni senza doverne essere proprietari. Idea ripresa anche dall’economista Luigino Bruni che ci ha dato questa suggestiva lettura: “Dobbiamo presto imparare a possedere i bene senza esserne padroni. Sarà quella di Francesco l’economia in gradi di salvare noi stessi e la terra?”.

Una domanda che porta ad altri interrogativi: “Quanto le migrazioni c’entrano con i cambiamenti climatici? – chiede la Cerrino, continuando il suo discorso – E chi rimane penalizzato dagli strumenti che si mettono in atto per provare ad arginare il cambiamento climatico? Sicuramente le persone più povere, infatti il grido del povero e il grido della terra sono la stessa cosa”.

“E poi – continua – che cambiamenti comporta il nostro modo di acquistare beni, come ad esempio il commercio online? Dobbiamo aiutare i ragazzi a comprendere che abbiamo una grossa possibilità di incidere sul pianeta con la democrazia economica, che possiamo esercitare anche andando al supermercato, in un negozio e guardando l’etichetta dei prodotti. Quando scegliamo un prodotto è un atto di democrazia. Si possono spingere gli studenti a fare ricerca, a studiare i prodotti e portarli così alla riflessione, parlando del lavoro e in alcuni casi, dello sfruttamento che c’è dietro un prodotto, un capo d’abbigliamento, un accessorio moda, così da farli diventare cittadini attivi”.

“Bisogna spiegare agli studenti, ma anche a noi stessi, il perfetto equilibrio tra ciò che acquistiamo e lo stile che vogliamo dare alla nostra vita”.